domenica 22 marzo 2020

Impianto cocleare


Codamozza@

Prof.,

perché mi ha assegnato quella mocciosetta? Mi sfugge sempre, non riuscirò ad ottenere nulla dai suoi sette anni.


Prof.tentazioni@

Codamozza,

giovane impaziente!

Come vi dicevo a lezione, lavorare su quei rospetti è materia difficile: il Nemico li segue in modo speciale. Ma qualcosa si può fare: più che grandi peccati, gettare un’ombra sulla loro vita.

Osserva l’ambiente in cui vive: la famiglia, purtroppo è unita, col padre impegnato sul lavoro, ma presente la sera, e la madre che si dedica a seguire la mocciosa e il fratello minore.

Interessante la situazione del fratellino: è sordo, o meglio lo sarebbe, se non fossero intervenuti con un impianto cocleare: i primi risultati li hanno riempiti di gioia, ma la cura richiede ancora grande impegno a tutti. E fatica: vedi di sfruttarla a nostro vantaggio!


Codamozza@

Prof.,

oggi la mocciosetta era tutta felice, perché finita scuola, sarebbe andata a tennis. Che faccia ha fatto quando ha visto arrivare la mamma senza la racchetta, e col fratellino per mano!

«Bisogna che andiamo subito a casa: sono sola con voi due, se ti accompagniamo a tennis, finisce che tuo fratello prende freddo. Domani abbiamo la visita di controllo per tarare i processori: l’ospedale è lontano, se non sta bene è un disastro».

Era dispiaciuta, naturalmente, ma è bastata una merenda con pane e cioccolato per farla ritornare contenta.

A casa, dopo aver mangiato, si è messa a giocare col fratellino: a lui piacciono gli albi da colorare dei supereroi, il suo preferito è Flash: «Guarda come corro! Sono velocissimo, sono Flash!».

Così le è venuta un’idea: perché giocare con le bambole, quando puoi vestire un fratellino vero? Gli ha chiesto: «Vuoi diventare Flash?» e lui ha cominciato a correre con la fantasia.

Gli ha fatto indossare il suo pigiama rosso, ha ritagliato il simbolo col fulmine e glielo ha attaccato sul petto.

Restavano le alette di cartone da mettere in testa: «Dove le metto? Non riesco ad attaccarle ai capelli. Forse ai processori dietro le orecchie? Ma lì non si vedono bene!» Poi ha guardato le antenne, quei due dischetti piatti collegati con un piccolo filo ai processori: posizionate ai lati del capo, le sembravano proprio al posto giusto: «Stai fermo un momento, che incollo le alette, poi sei davvero Flash».

Si sono presentati fierissimi dalla mamma, che appena ha realizzato, ha cominciato a gridare: «Cos’hai fatto a tuo fratello!»

Sgridate, lacrime: la serata è incominciata bene!


Luca@

Andrea si stringeva a Emma, non capiva perché la mamma si era arrabbiata. E non riusciva nemmeno a sentire la sorella, perché i processori li aveva presi papà, rientrato da poco dal lavoro, per ripulirli dalla colla.

Emma, mentre lo abbraccia, ripensa alla storia della voce che gli ha raccontato papà. Per Andrea, le parole non passano attraverso l’orecchio esterno. Entrano invece nei processori sistemati dietro le orecchie, che le trasformano in segnali elettrici. Corrono attraverso i piccoli fili sino alle due antenne tonde che ogni mattina gli appoggiano sulla testa. Le antenne stanno al posto giusto perché sotto la pelle hanno messo due magneti: non li vedi, ma se li cerchi piano con le dita sono lì.

Poi quei segnali, attraverso le antenne, arrivano ai cavi di elettrodi che, quando l’hanno operato, hanno inserito nella coclea dell’orecchio. Gli elettrodi li trasmettono al nervo acustico e il cervello di Andrea, dopo tanto lavoro di logopedia, riesce a identificare i suoni. Così lui sente, e impara a parlare.

Emma non ha capito bene, soprattutto come hanno fatto ad entrare nelle orecchie del fratellino: a volte pensa a quelle sottili cicatrici come a due cernierine, per chiudere l’astuccio dei tesori.

Però una cosa l’ha capita, che Andrea adesso sente. E, anche se deve tornare all’ospedale tante volte «Per tarare i processori», come le ha spiegato papà, è bello poter parlare con lui.

Prima di spegnere la luce, con papà e mamma si sono chiesti scusa e hanno fatto pace. Mamma ha detto che domani partiranno presto con Andrea e papà: ci sarà la nonna a svegliarla, e poi a prenderla all’uscita di scuola.

Una preghiera, il bacio della buonanotte, l’ultimo bicchiere d’acqua, un abbraccio, un ultimo peluche da portare a letto. Sono andati a dormire.


Prof.beatitudini@

Grazie Luca!

La salute di Andrea è stata da subito una sfida per tutta la famiglia, da quando hanno scoperto che non sentiva, alla decisione per l’operazione. E poi le visite periodiche in ospedale, la logopedia… Hanno cercato di salvaguardare Emma, che comunque si è coinvolta da subito col fratellino. Qualche volta le pesa, o le viene un po’ di paura. Però sente di essere amata, e questo la sostiene.


Prof.tentazioni@

Codamozza,

oggi, mentre il fratellino sarà in ospedale, la mocciosa andrà a catechismo.

Ho dato uno sguardo al programma: parleranno della creazione. Il Nemico che dà vita a tutte le cose, che le sostiene nel loro esistere: quando riusciremo a liberarci da questo disgustoso legame con lui?

L’argomento è scabroso: in questi piccoli è ancora vivo lo stupore dell’esserci, la novità dell’esistere. Spesso, alla domanda: «Per cosa vuoi dire grazie?» rispondono: «Per la vita».

E poi si guardano intorno, contemplano un universo che sentono essergli dato in dono. Ne percepiscono la bellezza, l’unità, la complessità. E chiedono: «Chi l’ha fatto?».

Quando gli presentano il Nemico come creatore, capiscono perfettamente.

Per insidiarli, occorre aspettare a lungo, e conoscere il loro modo di pensare. Quando sono dei mocciosi, a loro interessano le domande fondamentali, più che i passaggi intermedi: facilmente immaginano una creazione immediata e diretta di tutte le cose, quasi magica. Aspetta che studino ancora un po’, che approfondiscano la complessità dell’origine dell’universo e della vita: allora, insieme a qualche ingenuità da bambino, potrai fargli rifiutare tante verità che aveva compreso.

Per altri sarà più difficile: più entreranno in profondità nella ricchezza del reale, più gioiranno dell’opera del Nemico. Ma di questo ci occuperemo a suo tempo.


Codamozza@

Prof.,

l’incontro non è partito bene: sorrisi, matite colorate, voglia di imparare. La catechista ha preparato un mappamondo colorato, circondato da un cielo stellato: «Chi ha fatto il mondo?».

L’annuncio del Nemico-creatore, li ha riempiti di gioia:

«Ha fatto la terra!»

«E le stelle!»

«Certe stelle sono venti volte più grandi del sole» spiegava puffo scienziato.

«Le vediamo piccole, perché sono lontane» è intervenuta la catechista.

Il puffo secchione, allora: «Ha fatto anche Marte!»

Un’altra piccoletta, piena di meraviglia per il mondo che le si dispiegava davanti: «Ha creato gli occhi!»

Allora un pensiero ha trafitto la nostra mocciosa. Si è fatta seria, pallida, mentre diceva:

«Le orecchie di mio fratello non sentivano niente. L’hanno operato: ha l’impianto cocleare».

E un’ombra scura si è allungata su di lei.



Prof.tentazioni@

Bene Codamozza, quello era il tuo obiettivo.

Ma le tue azioni sono sempre insufficienti, i rapporti incompleti.

Perché non mi hai scritto quello che è successo dopo?

Dovrei punirti per questo, ma riconosco che il compito era difficile, allora non lo farò. Anzi, come quei mocciosi, giocheremo insieme: ho scoperto che oltre ai supereroi, esistono tanti supercattivi.

Conosci Galactus, il divoratore di mondi? Torna presto, che ho un certo appetito.



Luca@

In quel momento Emma quasi tratteneva il respiro.

La sua catechista ha guardato il crocifisso sul muro: “Tu hai preso su di te tutti i dolori. Emma è piccola, un peso troppo grande potrebbe travolgerla, come posso risponderle?”.

Ha chiuso un attimo gli occhi, poi, guardandola, ha incominciato: «Vedi Emma, le cose belle sono anche fragili. Anche gli uomini si possono ammalare, ferire, avere delle difficoltà da affrontare già da quando sono piccoli.

Però abbiamo l’intelligenza, per capire, curare: io non vedo bene, ma qualcuno ha inventato gli occhiali, e così per me va meglio. Tuo fratello non sentirebbe, ma c’è l’impianto cocleare, e potete parlarvi.

E poi siamo capaci di amare: se ami puoi essere l’occhio per chi non vede, il sostegno per chi non cammina, la voce per chi non ha voce».

Emma l’ha guardata, ci ha pensato su un momento, e poi le ha sorriso, come a dire: «Allora ce la posso fare».

Poi l’ora è andata avanti: c’era da incollare il disegno sul quaderno, colorare e poi prepararsi, che si va a casa.

Mentre l’aiutava a chiudere la cerniera del giubbotto, la sua catechista le ha chiesto com’era andato l’incontro.

Ed Emma: «Mi veniva da piangere, ma non ho pianto. Sono contenta».



Quando è rientrata a casa, assieme alla nonna, ha trovato la mamma e il fratellino che la aspettavano.

L’ha abbracciato fortissimo (“l’amore”, pensava), poi ha subito chiesto alla mamma: «Funzionano bene i processori di Andrea? (“l’intelligenza”) E quando l’ha rassicurata, sono andati a giocare assieme.

Andrea era felice: «Guarda cosa mi ha comprato la mamma!» e le ha mostrato un nuovo albo dei supereroi da colorare, questa volta di Hulk, il gigante verde: «Non mi piace più Flash. Ora voglio essere Hulk! È grande, è forte, Hulk spacca!»

E mentre cercava di levarsi la maglietta, per restare a torso nudo come il suo eroe, subito a Emma è venuta un’idea: «Mamma? Dove sono i colori a dita?

Mi serve il verde».


____________________


I racconti di Codamozza e il professore sono stati pubblicati in due libri da Effatà Editrice, i personaggi sono stati creati graficamente da Leo Ortolani, che ha realizzato anche le copertine.



si possono acquistare presso Effatà Editrice, sulle principali librerie online (ad esempio: Amazon, Ibs, Feltrinelli), richiedere in libreria.

Dall'introduzione al primo volume:

Nel 1942, C.S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia, pubblica “Le lettere di Berlicche”, immaginaria corrispondenza tra due diavoli: l’esperto Berlicche e suo nipote Malacoda, apprendista tentatore. Pagina dopo pagina, lo zio guida il giovane nella sua missione, e nel farlo Lewis ci racconta l’animo umano, così come la singolare logica del demonio, e quella del suo Nemico.

Anche oggi si potrebbe raccontare una storia così? Ora che anche all’inferno usa la messaggistica online, qualche messaggio potrebbe arrivare sino a noi. Come quelli tra Codamozza, alunno del Liceo Minosse, ed il suo professore di tentazioni del biennio, o come quelli tra l’angelo Luca ed il suo insegnante di Beatitudini al Liceo Maddalena, scuola superiore per angeli custodi.