Fra le immagini a sanguigna su carta ruvida, così efficaci nel raccontare il
dinamismo di Pinocchio, colpisce il suo incontro con Geppetto nel ventre del
pesce: “Oh! babbino mio! finalmente vi ho ritrovato! Ora poi non vi lascio più,
mai più, mai più!”.
Colpisce perché Gabriele cita espressamente il
Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt (1668)

Sono le stesse mani: quelle del Padre misericordioso della parabola e quelle di babbo Geppetto: l'uno e l'altro donano il perdono al figlio: “E voi mi avete di già perdonato, non è vero? Oh! babbino mio, come siete buono!…”
E insieme c'è
una novità: perché l'abbraccio di Pinocchio solleva Geppetto, ad anticipare
quello che accadrà poco dopo: “Voi mi monterete a cavalluccio sulle spalle e io,
che sono un buon nuotatore, vi porterò sano e salvo fino alla spiaggia.”
Così
l'uno per l'altro possono essere misericordia, salvezza inaspettata: un padre
che ritrova il figlio che ha cercato tanto, un figlio che impara a diventare
tale, e per questo incomincia a prendersi cura di chi ha custodito la sua vita
(Geppetto in fondo porta il nome di Giuseppe, il padre putativo per eccellenza).
Se Rembrandt raffigura un perdono che viene essenzialmente dall'Alto,
Dell'Otto racconta anche un perdono tra uomini, che chiama alla reciprocità, che
apre alla possibilità anche per un burattino di diventare un bambino -un uomo- vero.
Nota:
le illustrazioni di Dell'Otto impreziosiscono anche la recente edizione de
Le Avventure di Pinocchio commentate da Franco Nembrini
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