giovedì 4 novembre 2021

Famiglie afghane in seminario

“Tè?” l’esperienza dell’ospitalità afghana è qualcosa che non si dimentica: passare per un saluto, e trovarsi accolti a tavola: tè caldo servito in bicchieri di vetro, qualcosa da mangiare assieme, con l’invito a condividere il prossimo pasto. E un dialogo che si approfondisce, all’inizio fatto di sguardi, sorrisi e frasi scritte col traduttore automatico del cellulare, ora ricco di parole inglesi, italiane, dari e pasthu: la prima che abbiamo imparato è manana, grazie.

Nella struttura di accoglienza del Seminario, in queste ultime settimane hanno vissuto alcune famiglie arrivate dall’Afghanistan. La Caritas diocesana, la Fondazione Auxilium e la Cooperativa sociale il Melograno hanno seguito con cura ogni aspetto: dall’accoglienza alle vaccinazioni, dall’abbigliamento alla scuola di italiano.

Se c’è chi ha provveduto a tutto il necessario, con la comunità del seminario abbiamo avuto il dono di poter vivere da vicini di casa, in un rapporto che è diventato uno scambio di doni: poter accompagnare a vedere qualcosa della nostra città, del nostro mare; condividere focaccia, gelato, cioccolata.

E scoprire una cultura ricca, in cui tradizione e modernità sono legano in modo unico: stoffe ricamate di Kabul e scarpe da ginnastica; calcio e internet, ascoltando Afghan pop music, in cui strumenti tradizionali si affiancano a quelli della musica occidentale. E poi, andando in profondità, il dolore per i lunghi anni di guerra, le famiglie lontane, la testimonianza di una fede profonda.

Scopriamo un Islam che prega – singolare alcune sere, sentire il canto in arabo che sale dalla casa di accoglienza, e si intreccia con i salmi del vespro in cappella – ci troviamo a dialogare sui tesori grandi della fede di ciascuno: l’amore provvidente di Dio, la Parola che dà vita; il valore di una cultura del dare, attenta agli anziani e ai poveri, costruttrice di una umanità nuova; la necessità della libertà, unico spazio in cui può fiorire una religiosità autentica.

In un dialogo così, sperimentiamo tuttala verità e la bellezza della dichiarazione sulla fratellanza di Abu Dhabi, firmata da papa Francesco nel 2019: davvero è possibile vivere “In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace.”

A breve l’accoglienza vivrà una nuova tappa, con la sistemazione in appartamenti, l’inserimento dei ragazzi nelle scuole: nuove sfide per queste famiglie e insieme la speranza che il patrimonio di umanità che portano possa diventare un dono per tanti.


Pubblicato su: Il Cittadino. Settimanale cattolico di Genova,
anno 45, n. 38 del 31.10.2021, p. 5

Nessun commento:

Posta un commento